John HAMMOND

Londra è sotto assedio. No, non è la Guerra Fredda che ha raggiunto le strade d’Albione, ma qualcosa di molto, molto peggiore: una dea aliena nuda, affamata di energia vitale, decisa a trasformare il cuore dell’Impero britannico in un campo di cadaveri ambulanti. Benvenuti nel mondo folle e affascinante di Lifeforce, l’ultima impresa di Tobe Hooper, già maestro dell’orrore con Non aprite quella porta, qui alle prese con l’ignoto cosmico.

  Basato sull’inquietante romanzo The Space Vampires di Colin Wilson, Lifeforce è un film che osa, e lo fa con stile, effetti speciali all’avanguardia e una colonna sonora martellante firmata nientemeno che da Henry Mancini. Sì, avete letto bene: il compositore di Colazione da Tiffany si lancia nello spazio profondo con un’orchestra apocalittica da pelle d’oca.

UNA VAMPIRA NELLO SPAZIO, UN EREMO DI FOLLIA

Quando lo shuttle Churchill intercetta una gigantesca nave aliena nascosta nella coda della cometa di Halley (che fa tanto 1986), l’equipaggio scopre tre figure umanoidi in animazione sospesa. La più ipnotica? Una donna senza nome, senza vestiti e senza pietà. Mathilda May, eterea e letale, incarna la femmina fatale definitiva. Altro che Dracula, questi vampiri succhiano l’anima a distanza e lasciano i corpi come gusci secchi, pronte a scatenare un’invasione di zombie energetici in pieno stile post-Dawn of the Dead.

Tra esplosioni mistiche, investigazioni psichiche e inquietanti esperimenti militari, il Colonnello Tom Carlsen (un intenso Steve Railsback) diventa il nostro Virgilio in questo inferno spaziale, dove la salvezza potrebbe nascondersi in un bacio mortale. E sì, c’è anche un giovane Patrick Stewart, prima che indossi la divisa della Flotta Stellare, qui posseduto e sbavante. Da non perdere.

Con un budget colossale da 25 milioni di dollari (una cifra quasi fantascientifica di per sé), Lifeforce spara tutte le sue cartucce: creature spaziali fluttuanti, raggi energetici, Londra in fiamme e un’apocalisse che sembra uscita dai peggiori sogni di Nostradamus dopo una maratona di Metal Hurlant. Gli effetti di John Dykstra (Star Wars) sollevano l’intera baracca, anche quando la trama gira su se stessa come un satellite fuori orbita.

Lifeforce è una corsa folle, visionaria, a tratti kitsch, a tratti geniale. Non è per tutti: chi cerca la logica rimarrà confuso, chi cerca l’epica troverà un film che si prende tremendamente sul serio, ma con cuore e sangue (letteralmente). È una pellicola che oggi fa storcere il naso alla critica ma che domani, ve lo diciamo noi di Sci-Fi & Paura, verrà riscoperta come un cult impazzito.

Un trip interstellare fra eros e thanatos, con un cuore anni ’50 e muscoli anni ’80.