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Al Horner

La riunione tra le sorelle Beth (Lily Sullivan) ed Ellie (Alyssa Sutherland) viene interrotta da un terremoto a Los Angeles, che porta alla luce un misterioso libro nelle profondità del loro condominio. Le due sorelle non sanno che scatenerà una forza maligna che vuole fare a pezzi la loro famiglia, letteralmente.

Per quattro decenni, La Casa è stata il contorto Picnic dell’Orsacchiotto dell’orrore: una saga sanguinolenta e dall’umorismo nero in cui un giorno dei giovani si recano nei boschi e si ritrovano in una grande sorpresa. Il nuovo capitolo della saga dello sceneggiatore e regista Lee Cronin rompe con questa tradizione. Laddove prima l’inferno si scatenava nelle viscere di scricchiolanti baite, nelle profondità dei boschi illuminati dalla luna dell’America rurale, questo quinto capitolo della saga cinematografica de La Casa reindirizza i suoi demoni divoratori di carne umana nei bassifondi di Los Angeles. Non tutti sono stati convinti del film quando il primo trailer è uscito alla fine dell’anno scorso. Alcuni fan si chiedevano se un film di Evil Dead sarebbe stato ancora un film di Evil Dead senza l’isolamento che caratterizzava i precedenti capitoli. Cronin, insieme ai produttori Sam Raimi e Bruce Campbell, rischiavano di tagliare con una motosega proprio ciò che aveva reso strepitoso l’originale Evil Dead?

La risposta, a quanto pare, è un enfatico “Assolutamente no”. Evil Dead Rise – in cui due sorelle separate, Beth (Lily Sullivan) ed Ellie (Alyssa Sutherland), si riuniscono giusto in tempo per un antico testo sumero che condanna loro e tutta la loro famiglia – è un raro sequel-reboot horror che rinnova e reinventa, anziché limitarsi a ricalcare. Sì, il film replica lo spirito sdolcinato dell’originale di Sam Raimi del 1981, sfumando il confine tra horror e umorismo versando 6.500 litri di sangue su quella linea e bruciando il terreno su cui è tracciata. Sì, è una storia che ancora una volta inizia con degli adolescenti ignari che scoprono accidentalmente una copia del “Necronomicon Ex-Mortis” – un tomo empio che evoca orde urlanti di dannati e scatena il caos ogni volta che viene aperto, come le memorie del Principe Harry. E sì, presenta un eroe pieno di spirito che si dimostra all’altezza della situazione, facendo a pezzi i Deadites come se non ci fosse un domani, brandendo un paio di armi familiari nel farlo.

Ma Evil Dead Rise porta la serie verso nuovi ed entusiasmanti orizzonti, ben oltre la sua nuova ambientazione a La La Land. Cronin – una nuova voce fondamentale nell’horror, come può testimoniare chiunque abbia visto il suo thriller del 2019 The Hole In The Ground – è un regista che si cimenta nella ricerca di nuovi modi per spaventare, e il suo secondo lungometraggio racchiude più spaventi creativi di quanti se ne possano immaginare con un bastone di Ash Williams.

Ogni scena sfrutta sapientemente l’ambiente domestico claustrofobico in cui si svolge la storia, dando vita a sequenze che coinvolgono vari utensili da cucina che vi faranno rabbrividire alla vista della vostra grattugia la prossima volta che aprirete il cassetto della cucina. E preparatevi a un’impennata del numero di passi nelle settimane successive alla vostra prima visione di questo film: una scena davvero raccapricciante che intrappola gli spettatori in un ascensore con un demone invisibile che ruba orecchini significa che probabilmente prenderete le scale per il prossimo futuro.

Il lavoro sui personaggi di Evil Dead Rise è all’altezza dei migliori della serie, con Beth ed Ellie che combattono ciascuna i propri demoni personali molto prima che si risveglino. Ma non è questo il punto forte della serie, e Cronin lo sa. Quell’onore spetta ai Deadites, gli orribili ghoul del film, che qui sono magnificamente dispettosi e malvagi. Il male, vedete, non si limita a emergere in questo film, nonostante il titolo possa promettere. Anzi, stuzzica e tormenta. Decapita e sfigura. Si insinua sotto la pelle dei personaggi e del pubblico, e li mastica come vetro tra i molari, sputando fuori in un ammasso sanguinolento.

Il film è perfetto? Non proprio. I momenti della storia sono spesso percepibili a un miglio di distanza – è come accade, piuttosto che cosa accade, a dare impulso alla sceneggiatura di Cronin – e l’ambientazione del film, un unico appartamento, probabilmente ostacola tanto quanto aiuta, mantenendo alta la tensione ma lasciando il film, a posteriori, come se fosse di dimensioni ridotte. Ma queste obiezioni sono proprio questo, soprattutto considerando il contesto che circonda questo revival di uno dei tesori più amati dell’horror. È passato molto tempo dall’ultima volta che Evil Dead ha onorato il grande schermo, e ancora di più da quando una storia ha davvero incarnato la magia brutale della trilogia originale. Un reboot del 2013 intitolato Evil Dead, prodotto da Raimi e diretto da Fede Álvarez, è stato un tentativo ammirevole che aveva tutto tranne la sferzata di umorismo demenziale tipica della serie. E l’acclamato ma recentemente cancellato Ash Vs Evil Dead non ha mai lasciato i confini del piccolo schermo. In Evil Dead Rise, il franchise di Evil Dead ha ritrovato il suo ritmo sanguinoso.

Con una performance brillantemente squilibrata di Alyssa Sutherland e un finale impeccabile che apre le porte a nuovi racconti, Evil Dead Rise rilancia il franchise inattivo in modo più efficace del “Necronomicon” stesso.