La genesi del vuoto sonoro
Nati nel sud di Londra nel 2005, The xx sono l’esempio vivente che anche il silenzio può fare rumore. Il gruppo nasce dalla convergenza di tre adolescenti: Romy Madley Croft (voce e chitarra), Oliver Sim (voce e basso) e Jamie Smith, meglio noto come Jamie xx, mente elettronica e produttore. L’incontro tra la delicatezza vocale dei due frontmen e il gusto rarefatto di Jamie per la struttura elettronica crea un suono che è insieme glaciale e avvolgente, malinconico e sensuale.

Nel 2009, con l’uscita del primo album xx, il trio stupisce pubblico e critica. Nessun effetto pirotecnico, nessuna produzione ridondante. Solo spazio, sussurri, pause e linee melodiche essenziali. È un disco che parla d’amore come se lo facesse al buio, in una stanza vuota, con due corpi vicini e due cuori ancora più distanti. Il successo è immediato ma sottovoce, come loro. Senza urlare, diventano la colonna sonora di una generazione che cerca rifugio nel minimalismo emotivo.

Minimalismo come estetica e filosofia
Il segreto di The xx è l’economia del suono. In un’epoca in cui la musica è sempre più stratificata e sovraprodotta, loro scelgono l’opposto: togliere anziché aggiungere. Le chitarre di Romy sono scarne, liquide, spesso solo accennate. Il basso di Oliver è pulsazione costante, mai invadente, e le loro voci si alternano come in una danza lenta, talvolta parlando l’una all’altra, talvolta evitando di incontrarsi davvero.

Jamie xx, da dietro le quinte, costruisce architetture sonore fatte di battiti interrotti, silenzi pesati al milligrammo, riverberi usati come strumenti. La sua estetica affonda nelle radici dell’UK garage, della bass music, del dubstep più emozionale, ma li rilegge con una purezza vicina all’ambient e alla wave anni Ottanta.

The xx fanno musica da ascoltare in cuffia, di notte, da soli. Eppure, nei live, la magia si amplifica: proprio l’assenza diventa presenza, e il pubblico sprofonda in una comunione silenziosa.

Una discografia in punta di piedi

xx (2009)
Un debutto che è già manifesto. Brani come Crystalised, Islands e VCR entrano nell’immaginario collettivo con la forza di un sussurro. È un album sull’amore, ma anche sulla distanza, sull’incapacità di comunicare, sul desiderio trattenuto. La copertina nera con una semplice “X” è diventata iconica.

Coexist (2012)
Più etereo, più astratto, più vulnerabile. La produzione è ancora più rarefatta, Jamie si fa più presente, Romy e Oliver più esposti. Angels è forse la canzone più pura che abbiano mai scritto, un’apertura disarmante. Chained e Fiction portano avanti il gioco di incastri vocali e riflessioni su relazioni spezzate e incomprensioni emotive.

I See You (2017)
Il terzo album segna una svolta. Più aperto, più pop, più estroverso. Merito anche del lavoro solista di Jamie xx, il cui In Colour (2015) ha lasciato un segno indelebile. Say Something Loving e On Hold mostrano un gruppo che osa di più, che guarda anche alla luce, pur mantenendo la sua identità malinconica.

Il disco è più colorato, ma la malinconia è sempre lì, solo più sfumata, più adulta. È come se The xx fossero usciti dalla stanza buia del primo album, ma solo per trovarne una con una finestra socchiusa.

Oltre il gruppo: Jamie xx e i progetti collaterali
Se The xx sono una chiesa del silenzio, Jamie xx è il suo sacerdote laico. Il suo album In Colour è una sinfonia elettronica sull’identità britannica del nuovo millennio: ballabile e riflessiva, nostalgica e futurista.

Jamie ha collaborato con artisti del calibro di Gil Scott-Heron, The xx stessi, Four Tet, e più recentemente ha annunciato nuovi lavori in arrivo, sia come produttore che come artista solista. La sua capacità di costruire emozione attraverso la texture sonora è il motore segreto anche dietro la forza del trio.

Identità queer, vulnerabilità e forza silenziosa
Uno degli elementi più potenti, sebbene non sempre espliciti, nella poetica di The xx è la rappresentazione dell’identità queer. Romy è apertamente lesbica, e Oliver ha recentemente condiviso pubblicamente la sua omosessualità. Eppure, la loro musica non fa dichiarazioni: vive nell’ambiguità, nella fluidità, nell’emozione universale.

La forza del gruppo è proprio questa: dare voce a chi non ama gridare, offrire rifugio emotivo, rappresentare senza dover spiegare. Il loro mondo è quello dei margini, dei silenzi tra una parola e l’altra, dei baci che non arrivano, delle confessioni sussurrate a notte fonda.

Il sussurro che resta
The xx hanno ridefinito cosa può essere una band pop nel XXI secolo. Non c’è spettacolo, non c’è provocazione, non c’è rumore. Solo suoni misurati, parole trattenute e sentimenti esposti con pudore. In un’epoca di urla e iperconnessione, loro hanno scelto la discrezione come forma di resistenza.

E nel farlo, hanno creato qualcosa di raro: musica che non ti prende per la gola, ma ti resta nella pelle. Un sussurro che, anni dopo, ancora risuona.