Sendivogius fu un vero alchimista di corte, al servizio dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, noto per il suo interesse per l’esoterismo. Sviluppò teorie sulla “mensa cœlestis” (il cibo celeste) e venne considerato uno dei precursori dell’idea dell’ossigeno, che lui chiamava “spirito del mondo”.

Cosa lo rende interessante?
Fu considerato un maestro del segreto e molti pensavano fosse immortale. I suoi scritti alchemici influenzarono profondamente il pensiero ermetico dell’Europa centrale.

Il Filosofo del Vento Celeste

Nel cuore dell’Europa del Rinascimento, tra le ombre delle corti imperiali e i laboratori alchemici intrisi dell’odore acre dello zolfo, visse un uomo enigmatico e brillante: Michael Sendivogius. Nato nel 1566 nel Regno di Polonia, Sendivogius è ricordato come uno dei più affascinanti alchimisti e pensatori ermetici del suo tempo.

Educato nelle migliori università d’Europa, da Lipsia a Vienna, Sendivogius fu molto più che un mistico: era un esperto di metallurgia, un chimico ante litteram e un diplomatico consumato. Visse a lungo presso la corte dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, noto per il suo interesse per l’occulto e per aver ospitato figure come John Dee e Edward Kelley. Ma mentre questi ultimi si muovevano tra visioni angeliche e séance spiritiche, Sendivogius cercava una comprensione più “scientifica” dei misteri della natura.

È famoso per la teoria dello “spirito del mondo” (Spiritus Mundi), che identificava con una sostanza gassosa vitale presente nell’aria, precorrendo concettualmente la scoperta dell’ossigeno. Le sue opere, raccolte sotto il titolo di “Novum Lumen Chymicum”, furono stampate e ristampate in tutta Europa, influenzando profondamente l’alchimia del Seicento e ispirando alchimisti come Heinrich Khunrath e Johann Joachim Becher.

A differenza di molti suoi contemporanei, Sendivogius insisteva sull’importanza dell’osservazione e dell’esperienza diretta, avvicinandosi per certi versi allo spirito della rivoluzione scientifica che stava per arrivare.

Morì nel 1636, ma la sua leggenda è sopravvissuta nei circoli ermetici per secoli.