Nel panorama della narrativa dell’orrore contemporanea, pochi autori riescono a incarnare con tale forza l’essenza disturbante del weird come Anders Fager e Thomas Ligotti. Pur provenendo da contesti culturali differenti, lo svedese e l’americano condividono una visione profonda, cupa e filosoficamente inquietante del mondo. La loro scrittura rappresenta un’evoluzione del weird tradizionale, non più ancorato esclusivamente al soprannaturale o alla dimensione aliena, ma radicato in una realtà che si sgretola lentamente, corrotta da forze invisibili quanto pervasive.

Thomas Ligotti, spesso paragonato a H P Lovecraft per l’impostazione filosofica e l’orrore metafisico, porta il racconto weird in una direzione decisamente più introspettiva e nichilista. Nei suoi testi non troviamo tentacoli o antiche divinità, ma entità concettuali che si insinuano nella percezione stessa del reale. L’orrore nasce dall’insignificanza dell’esistenza, dalla consapevolezza che la coscienza umana è un errore evolutivo, una trappola senza scampo. Opere come “Teatro Grottesco” o “La cospirazione contro la razza umana” non raccontano soltanto storie inquietanti: costruiscono un sistema filosofico che trasforma il lettore in un complice dell’angoscia.

Anders Fager, di contro, si muove in uno scenario molto più esplicito e narrativo, ma altrettanto perturbante. Ex militare, ex game designer, Fager prende il pantheon lovecraftiano e lo trapianta nella società contemporanea, popolandolo di adolescenti, impiegati e criminali comuni. Le sue storie, raccolte in volumi come “Swedish Cults”, raccontano un mondo in cui il soprannaturale non è un’eccezione ma parte integrante del quotidiano. Il risultato è un orrore sociale e urbano, dove i culti esoterici convivono con la pornografia e la violenza domestica, e dove gli Antichi non sono adorati da eremiti impazziti, ma da influencer e adolescenti depressi.

Entrambi gli autori rifiutano i cliché rassicuranti dell’orrore classico. Ligotti lo fa attraverso la rarefazione della trama e l’uso di uno stile clinico, impersonale, quasi filosofico. Fager, invece, con un linguaggio diretto, crudo, quasi pulp, che però non sacrifica mai la densità concettuale. Entrambi ci ricordano che il vero orrore non è il mostro sotto il letto, ma la struttura stessa del mondo in cui viviamo, la sua assurdità sistemica, l’illusione della libertà individuale.

Nel reinventare il weird, Fager e Ligotti non costruiscono nuovi miti: li demoliscono. Non ci offrono consolazioni metafisiche, ma ci invitano a contemplare l’abisso senza filtri, senza speranza, senza redenzione. Ed è proprio per questo che oggi rappresentano i punti cardinali di una nuova cartografia dell’orrore. Una mappa che non porta a terre sconosciute, ma ci costringe a guardare meglio ciò che abbiamo sotto gli occhi da sempre. E a non capire se stiamo leggendo un racconto o un manuale di sopravvivenza per esseri coscienti in un universo indifferente.

Anders Fager: l’orrore urbano della Svezia moderna

Nato a Stoccolma nel 1964, Anders Fager ha iniziato la sua carriera come game designer prima di dedicarsi alla scrittura. Il suo esordio letterario avviene nel 2009 con la raccolta di racconti Svenska kulter (Swedish Cults), che ha ricevuto recensioni favorevoli e ha lanciato la sua carriera come scrittore a tempo pieno.

Fager descrive il suo stile come “cosa succederebbe se James Ellroy affrontasse H.P. Lovecraft”, creando un mondo in cui il soprannaturale si intreccia con la quotidianità della società svedese contemporanea.

Le sue storie sono spesso ambientate in contesti urbani moderni, dove culti esoterici e divinità lovecraftiane si nascondono dietro la facciata della normalità. Fager ha anche contribuito al mondo dei giochi di ruolo, scrivendo materiale per giochi come Kult e Tales from the Loop .

Bibliografia selezionata:

  • Swedish Cults (Svenska kulter, 2009)
  • Collected Swedish Cults (Samlade svenska kulter, 2011)
  • I Saw Her Today at the Reception (Jag såg henne idag i receptionen, 2012)
  • A Man of Wealth and Taste (En man av stil och smak, 2014)
  • Dirty Black Summer (Smutsig svart sommar, 2016)
  • The Crows (Kråkorna, 2020)
  • The Octopus and the Japanese Sailor (Bläckfisken och den japanske sjömannen, 2022)
  • The Case of Pretty Olle (Ynglingamorden, 2024)


Thomas Ligotti: il filosofo dell’orrore esistenziale

Thomas Ligotti, nato a Detroit nel 1953, è una figura enigmatica e schiva, spesso considerato l’erede spirituale di H.P. Lovecraft. La sua scrittura è caratterizzata da un pessimismo radicale e da una visione nichilista dell’esistenza, dove l’orrore non deriva da mostri esterni, ma dalla consapevolezza dell’insignificanza e della fragilità della condizione umana.

Ligotti ha esordito nel 1986 con la raccolta Songs of a Dead Dreamer, seguita da altre opere che hanno consolidato la sua reputazione nel panorama dell’orrore filosofico. Il suo saggio The Conspiracy Against the Human Race (2010) esplora le sue idee filosofiche, influenzate da pensatori come Schopenhauer e Zapffe.

Bibliografia selezionata:

  • Songs of a Dead Dreamer (1986)
  • Grimscribe: His Lives and Works (1991)
  • Noctuary (1994)
  • The Nightmare Factory (1996)
  • My Work Is Not Yet Done: Three Tales of Corporate Horror (2002)
  • Teatro Grottesco (2006)
  • The Conspiracy Against the Human Race (2010)
  • The Spectral Link (2014)

Fager e Ligotti rappresentano due approcci distinti ma complementari al weird contemporaneo. Il primo trasporta l’orrore cosmico in un contesto urbano e moderno, mentre il secondo esplora le profondità dell’angoscia esistenziale attraverso una prosa densa e filosofica. Entrambi, però, condividono la capacità di destabilizzare il lettore, costringendolo a confrontarsi con le inquietudini più profonde dell’animo umano.