Nel vasto e spesso saccheggiatissimo universo narrativo di Stephen King, ci sono racconti che, per la loro brevità e potenza simbolica, sembrano impossibili da trasporre sul grande schermo senza snaturarne l’essenza. The Boogeyman, tratto dal racconto breve Il baubau contenuto nella raccolta A volte ritornano del 1978, rientra esattamente in questa categoria. Eppure, il film diretto da Rob Savage nel 2023 riesce in un’impresa non banale: espandere l’idea originaria del racconto in una narrazione moderna che conserva, pur reinventandoli, i tratti essenziali della paura primordiale che alberga nel buio.

Un dolore che chiama il male

La storia ruota attorno a una famiglia spezzata. Dopo la morte improvvisa della madre, le sorelle Sadie e Sawyer Harper cercano di rimanere a galla insieme al padre Will, psicologo incapace di elaborare il lutto tanto quanto le figlie. Nel cuore di questa fragilità emotiva irrompe una presenza inquietante: un uomo disturbato si presenta nello studio del padre per raccontare di una creatura che ha ucciso i suoi figli. Poco dopo si toglie la vita in casa loro.

Questo gesto è la chiave d’accesso per il Boogeyman, una forza antica e affamata che si nutre del dolore irrisolto e della paura repressa. Una creatura che non si mostra mai del tutto, ma che abita le zone d’ombra della mente e della casa. Una figura arcaica, quasi mitologica, simbolo stesso dell’invisibile che diventa concreto solo quando siamo più vulnerabili.

Il mostro sotto il letto, oggi

Rob Savage, già regista dell’inquietante Host, mantiene intatta la tensione che sale lentamente, come un incubo che si insinua senza urlare. Non c’è sangue gratuito o sovraccarico visivo, ma piuttosto un crescendo psicologico che gioca sull’attesa, sul silenzio, sui rumori in una stanza buia. La fotografia sfrutta l’oscurità come linguaggio, mentre la regia si fa discreta, lavorando sulla percezione più che sull’evidenza.

Il film riesce a essere fedele allo spirito kinghiano: l’orrore non è mai solo la creatura, ma ciò che essa rappresenta. In questo caso, la depressione, la perdita, l’elaborazione del lutto, la difficoltà di comunicare tra genitori e figli. La creatura assume così una funzione quasi psicoanalitica: è la proiezione dell’angoscia che cresce nei silenzi e nei non detti.

Un cast calibrato, una tensione emotiva autentica

Sophie Thatcher, già vista in Yellowjackets, porta in scena una Sadie complessa, divisa tra il bisogno di proteggere la sorella minore e il peso del trauma non elaborato. Vivien Lyra Blair, la piccola Sawyer, dimostra ancora una volta un talento sorprendente per la recitazione infantile non artefatta. Chris Messina, nei panni del padre, è convincente nel ruolo di uomo incapace di affrontare il dolore e per questo cieco alla minaccia che si insinua tra le pareti di casa.

La sceneggiatura, firmata da Scott Beck, Bryan Woods e Mark Heyman, costruisce un equilibrio tra tensione e profondità, facendo del film qualcosa di più di un semplice horror: un dramma familiare con risvolti paranormali, un’esplorazione delle nostre paure più primitive.

Il buio come metafora

Il Boogeyman, per come è presentato nel film, non è solo il classico “mostro nell’armadio”, ma l’incarnazione del rifiuto. Rifiuto di vedere, di credere, di affrontare. È l’ombra della perdita che si allunga su chi resta e che trova forza nei non detti. Non è un’entità fisica e basta: è l’effetto collaterale della sofferenza non guarita. In questo senso, il film si muove sul confine tra horror e parabola esistenziale.

The Boogeyman è un film che sorprende per la sua capacità di ampliare un racconto di poche pagine in una storia che regge la tensione e offre letture multiple. È un horror che non cerca facili spaventi, ma si insinua come un pensiero oscuro nel cuore dello spettatore. Un film che ci ricorda che i mostri, spesso, sono già dentro di noi — aspettano solo un’occasione per uscire.

Produzione

  • Regia: Rob Savage
  • Sceneggiatura: Scott Beck, Bryan Woods (A Quiet Place), Mark Heyman (Il cigno nero)
  • Cast: Sophie Thatcher, Chris Messina, Vivien Lyra Blair, David Dastmalchian, Marin Ireland
  • Durata: 99 minuti
  • Distribuzione: 20th Century Studios
  • Uscita: 2 giugno 2023