The Invisibles di Grant Morrison – una delle opere più dense, visionarie e anarchiche mai pubblicate nel fumetto occidentale. Parliamo di un fumetto che non si legge: si assorbe, si decifra, si subisce. Un’opera che è insieme manifesto, rito esoterico, distillato di cultura underground, e proiettile sparato contro la realtà consensuale.
Quando The Invisibles esordisce nel 1994 sotto l’etichetta Vertigo della DC Comics, il mondo non è pronto. E forse non lo è nemmeno adesso. Scritto da un Grant Morrison al culmine della sua fase più sperimentale, il fumetto si presenta come un ibrido selvaggio tra cyberpunk, filosofia occulta, critica sociale e rivoluzione psichedelica. Non è solo una storia: è un sistema operativo per hackerare la mente del lettore.
The Invisibles è composto da tre volumi principali (con una pubblicazione che si estende fino al 2000), ed è stato pensato dallo stesso Morrison come una sorta di rituale magico sotto forma di graphic novel. Non a caso, l’autore dichiarerà in più occasioni che scrivere la serie gli ha cambiato la vita in modo concreto e inquietante. Per capirla davvero, bisogna entrare nel gioco. E perdere qualche certezza lungo il percorso.
L’impianto narrativo: guerra segreta per la realtà
Al centro della vicenda c’è un’organizzazione segreta, gli Invisibili appunto, in lotta contro forze extradimensionali conosciute come Arconti, servitori di un potere cosmico oppressivo e tentacolare, i cosiddetti Outer Church. La posta in gioco non è semplicemente il futuro dell’umanità, ma la stessa struttura della realtà.
I protagonisti sono reclutatori, sabotatori, mistici e rivoluzionari, ognuno con un passato oscuro e una missione interiore. L’idea è che la realtà sia una narrazione condivisa, e chi controlla la narrazione controlla il mondo. Gli Invisibili vogliono sovvertire questa narrativa – smascherare l’illusione, rompere il velo.
I protagonisti
King Mob – Alter ego dello stesso Morrison, è uno scrittore e agente operativo degli Invisibili. Armato, carismatico, spietato e spirituale. È il centro di gravità della serie.
Dane McGowan / Jack Frost – Giovane teppista inglese con un destino messianico. È il lettore stesso, gettato in un mondo incomprensibile, destinato a diventare qualcosa di più.
Lord Fanny – Sciamana brasiliana, transgender, travolgente, connessa profondamente al regno degli spiriti. Uno dei personaggi più innovativi e sfaccettati del fumetto anni ’90.
Ragged Robin – Viaggiatrice del tempo, esperta di telepatia, il cui passato (e futuro) sono avvolti nel mistero. Il suo arco narrativo è tra i più toccanti e intricati.
Boy – Ex poliziotta afroamericana con un passato personale doloroso. Rappresenta il lato “umano” del gruppo, spesso più scettica rispetto alla dimensione esoterica della guerra.
Temi e influenze
Leggere The Invisibles è come attraversare un incubo illuminato al neon: William Burroughs, Philip K. Dick, lo gnosticismo, le teorie di Robert Anton Wilson, la magia del caos, l’occultismo di Crowley, le droghe psichedeliche, la cultura rave, la politica anticapitalista, la guerra culturale… tutto viene triturato e rigurgitato in una struttura narrativa che non segue mai un sentiero lineare.
Morrison gioca con il lettore come un illusionista sadico. La narrazione è spesso frammentata, ellittica, cronologicamente instabile. Gli eventi si piegano, si riscrivono, si moltiplicano in livelli metatestuali. La quarta parete non è solo infranta: viene distrutta a martellate.
E poi c’è l’aspetto magico, letteralmente. Morrison ha dichiarato di aver sigillato sé stesso all’interno del fumetto, usando King Mob come un avatar rituale. Quando King Mob è stato torturato, Morrison si è ammalato gravemente. Quando ha iniziato a vivere esperienze spirituali, ha dichiarato di aver ricevuto visioni psichedeliche. In pratica: The Invisibles è stato scritto come un grimorio pop per aprire la mente e alterare la realtà.
L’eredità e il culto
The Invisibles non è stato un successo commerciale, almeno non nell’immediato. Ma ha creato un culto. Ha influenzato profondamente il linguaggio dei fumetti e ha anticipato fenomeni come The Matrix (i fratelli Wachowski ne hanno attinto ampiamente), Mr. Robot, Legion, e l’intero genere del complottismo narrativo postmoderno.
Ha anche diviso i lettori. Alcuni lo trovano incomprensibile, presuntuoso, criptico. Altri lo considerano uno dei punti più alti della letteratura grafica. La verità è che The Invisibles non cerca di piacere. Cerca di trasformare. È un fumetto che ti costringe a porti domande. Scomode. Vitali.
The Invisibles è la dimostrazione che il fumetto può essere veicolo di idee radicali, di rivelazioni mistiche, di esperimenti mentali. È una chiamata alle armi per chi rifiuta il conformismo della realtà imposta. Un’opera che, a più di vent’anni di distanza, continua a sussurrare all’orecchio di chi ha ancora il coraggio di credere che la mente sia il vero campo di battaglia.
Non è un fumetto da leggere. È un fumetto da vivere.
The Invisibles – Guida agli archi narrativi della saga anarchica di Grant Morrison
Una mappa per orientarsi nel labirinto narrativo più psichedelico mai pubblicato in forma di fumetto
Volume 1 (1994–1996)
“Down and Out in Heaven and Hell” (#1–4)
È l’arco introduttivo. Inseguiamo la storia di Dane McGowan, adolescente ribelle di Liverpool, mentre viene salvato dalla prigione e iniziato alla milizia esoterica degli Invisibili. Da reietto autodistruttivo, Dane inizia il suo viaggio verso il ruolo di “Jack Frost”, incarnazione vivente di una nuova era.
“Arcadia” (#5–8)
L’intero team degli Invisibili si reca nella Francia del XVIII secolo per impedire agli Arconti di manipolare il flusso della storia. Filosofia, arte, anarchia e sangue si mescolano in un arco che omaggia William Blake e la rivoluzione francese. È il primo vero tuffo nel cuore della narrazione trans-temporale.
“Entropy in the U.K.” (#9–12)
Protagonista principale è King Mob, catturato dai nemici e sottoposto a tortura psichica. L’arco è una spirale mentale delirante e disturbante, in cui Morrison introduce la magia del caos e una riflessione diretta sulla tortura e l’identità.
“Royal Monsters” (#13–15)
Gli Invisibili indagano su una cospirazione nei pressi di una villa reale, popolata da creature ibride, mostri e simbologie sataniche. Satira e horror si fondono in un arco che prende di mira l’establishment britannico.
“Best Man Fall” (#16)
Numero autoconclusivo e straordinario: ci mostra la vita ordinaria di un “villain minore”, Bobby Murray, guardia della struttura dove King Mob era prigioniero. Un racconto umano e crudo su come il male sistemico può inghiottire l’uomo comune.
“Sheman” (#17–19)
Centrato su Lord Fanny, esplora le sue origini in Brasile, il suo addestramento come sciamana transgender e il suo confronto con una creatura demoniaca ancestrale. Arco di formazione mistico e potente.
“King Mob” (#20)
Un altro numero solista, questa volta dedicato alla figura di King Mob e alla sua filosofia radicale. È un’auto-intervista, un esercizio narrativo metanarrativo.
“London” (#21–24)
Gli Invisibili devono reclutare Ragged Robin mentre indagano su misteri occulti legati a una casa infestata. Una ghost story che nasconde molto più di ciò che mostra.
“24 Hour Department Store” (#25–26)
Gli Invisibili si infiltrano in un magazzino temporale gestito dall’Outer Church. Un racconto cyber-esoterico dal ritmo accelerato.
“The Invisible Kingdom” (#27–#Invisible Ink)
L’arco conclusivo del primo volume, in cui le linee narrative si intersecano e le prime verità cosmiche cominciano a emergere. Ragged Robin rivela il suo segreto e il team si disperde per iniziare il prossimo capitolo della guerra.
Volume 2 (1997–1999)
“Dead Man Fall” (#1–2)
Focus sul ritorno di Jack Frost dopo il suo isolamento iniziatico. Un passaggio chiave che segna la sua maturazione.
“The Invisibles” (#3–4)
Il gruppo si riforma. Vengono introdotti nuovi personaggi e stabiliti nuovi obiettivi: penetrare il cuore dell’Outer Church.
“Time Machine Go” (#5)
Numero sperimentale, narrato quasi interamente come flusso di coscienza. Il tempo si piega su sé stesso.
“Sensitive Criminals” (#6–8)
King Mob si confronta con le conseguenze delle sue azioni. Ragged Robin affronta il dolore del viaggio temporale. Il tono si fa sempre più intimo.
“American Death Camp” (#9–11)
Un arco cupissimo, ambientato in una realtà parallela gestita dagli Arconti. Prigionia, esperimenti umani e torture. Un attacco diretto al potere come sistema di controllo biopolitico.
“Kissing Mister Quimper” (#12–15)
Introduzione di uno dei villain più inquietanti della serie: Mr. Quimper, entità mentale che controlla e abusa attraverso il subconscio. Un incubo sessuale e paranoico.
“The Girl Most Likely To…” (#16)
Numero dedicato a Boy, con focus sulla sua missione e il tradimento della sua fiducia. Si insinua il dubbio: chi sono i veri nemici?
“And We’re All Policemen” (#17)
Numero metanarrativo sulle maschere del potere. Morrison si diverte con strutture narrative liquide e simboli della cultura pop.
“The Last Temptation of Jack” (#18–19)
Jack Frost si confronta con la visione finale della realtà. È un crocevia spirituale, mistico e narrativo.
“London’s Burning” (#20–22)
Il gruppo fa ritorno nella Londra reale, tra vecchie fiamme, ricordi e rivolte imminenti. Il tempo comincia a sfaldarsi.
“Black Science 2” (#23–24)
La guerra si intensifica. Le forze dell’Outer Church sono pronte a colpire. La struttura narrativa collassa e si reinventa.
Volume 3 (1999–2000)
“Glitterdammerung!” (#1–12)
Un unico lungo arco narrativo. L’intero volume 3 è concepito come un crescendo culminante. Il titolo, che unisce “glitter” e “Götterdämmerung”, indica una fine del mondo pop, splendente, psichedelica e inevitabile.
Gli Invisibili si preparano allo scontro finale con l’Outer Church. La narrazione salta tra tempi e spazi, tra vite passate e future, tra reincarnazioni e rotture del continuum. L’obiettivo è chiaro: distruggere il linguaggio di controllo, riscrivere la realtà, ascendere.
Tutto converge verso un finale aperto, catartico e simbolico: il mondo nuovo è già qui, se solo vogliamo vederlo. O come scrive Morrison, “il futuro è adesso, e siamo noi”.
La struttura narrativa di The Invisibles è volutamente complessa, ciclica e sfuggente. Ogni arco è una finestra su un altro frammento di verità. Seguendo questi archi narrativi, si comincia a percepire la trama non come una linea, ma come una spirale, una mandala narrativo che riflette se stesso.
Un lettore attento (o iniziato?) scoprirà che The Invisibles non si chiude mai davvero. Come ogni buon rituale, si ripete. Si interiorizza. Si riscrive. E ci cambia.
The Invisibles – Glossario esoterico per sopravvivere alla guerra per la realtà
Dalla Outer Church a Barbelith: guida ai concetti chiave dell’universo di Grant Morrison
Outer Church
È l’organizzazione antagonista degli Invisibili. Si tratta di una struttura extradimensionale che rappresenta il potere autoritario, la repressione, la standardizzazione della realtà. È al servizio di entità aliene e transumane (gli Arconti), il cui scopo è mantenere l’umanità schiava, spiritualmente e mentalmente.
La Outer Church controlla governi, media, religioni, strutture militari e psichiche. Non è solo un luogo: è un simbolo del potere che si manifesta ovunque sotto forme diverse.
Arconti
Creatures extradimensionali servitori dell’Outer Church. Il loro aspetto è quello di insetti giganteschi, quasi lovecraftiani, ma rappresentano qualcosa di più: sono simboli del controllo, dell’ignoranza, della staticità. Nella mitologia gnostica, da cui Morrison attinge ampiamente, gli Arconti sono entità che tengono l’umanità imprigionata in un mondo materiale illusorio.
Negli Invisibles, sono le forze che lavorano contro l’evoluzione spirituale dell’uomo.
Barbelith
Forse il concetto più enigmatico e importante dell’intera serie. Barbelith è una sorta di satellite rosso che appare nei momenti di risveglio spirituale o psichedelico. Non è un pianeta né un oggetto reale: è un “dispositivo” di contatto interiore, un faro, un avatar del Sé superiore.
Morrison lo descrive come il “placenta spirituale” – una connessione con l’Assoluto, con la parte divina dell’individuo che giace dormiente. Chi entra in contatto con Barbelith riceve rivelazioni, ma anche traumi: non si può vedere l’invisibile e restare gli stessi.
Jack Frost
È l’identità messianica di Dane McGowan, protagonista iniziale della serie. È “l’ultimo Buddha”, “il prossimo Cristo”, colui che deve incarnare la nuova era. È un simbolo dell’individuo liberato, ma anche della responsabilità che deriva dal risveglio.
Nel corso della storia, Jack Frost diventa ciò che gli altri non osano essere: completamente libero.
King Mob
Alter ego di Gideon Starorzewski, agente operativo e intellettuale degli Invisibili. È anche l’alter ego dello stesso Grant Morrison, che usa King Mob come avatar autobiografico all’interno della narrazione.
È un personaggio complesso: violento ma idealista, carismatico ma tormentato. Rappresenta l’aspetto attivo della rivoluzione esoterica.
Ragged Robin
Viaggiatrice del tempo e telepate, fondamentale per il destino del gruppo. In realtà è una figura che proviene dal futuro, ma il suo ruolo è ambivalente. Si muove tra amore, dolore, caos, e mantiene uno dei segreti centrali dell’opera: il tempo non è lineare.
Sir Miles
È l’antagonista umano più persistente. Un agente dell’Outer Church che cerca di distruggere gli Invisibili, convinto che l’ordine e il controllo siano preferibili alla libertà assoluta. È un uomo d’élite, simbolo dell’autorità corrotta e del patriarcato occulto.
Quimper
Entità disturbante introdotta nel secondo volume. È una specie di virus psichico che abita il subconscio delle persone, controllandole attraverso traumi repressi. Quimper rappresenta l’abuso, la manipolazione mentale, l’occultamento della coscienza.
Indossa una maschera infantile e parla in modo inquietante: è il lato oscuro dell’infanzia non elaborata.
Cellule Invisibili
Ogni gruppo operativo degli Invisibili è chiamato “cellula” ed è composto da cinque membri. Ogni cellula agisce in autonomia, ma è connessa a una rete globale che agisce contro l’Outer Church. È una metafora sia della struttura dei gruppi rivoluzionari sia della coscienza collettiva.
La Guerra Invisibile
Il conflitto centrale della serie non è una guerra di eserciti, ma una guerra di idee, di simboli, di percezione. Si combatte nel linguaggio, nell’immaginazione, nel corpo. Non ci sono vincitori e vinti: c’è solo la possibilità di riscrivere la realtà.
La Magia del Caos
Morrison introduce e utilizza il concetto reale e storico della “magia del caos”: una pratica esoterica che rifiuta dogmi e tradizioni rigide per privilegiare l’intenzione, l’atto creativo e la volontà individuale. Tutta la serie è concepita come un rituale magico – ogni numero, un sigillo.
La Metanarrazione
Un elemento fondamentale della serie: il fumetto stesso è consapevole della sua natura di finzione. I personaggi a volte sanno di essere in un fumetto. Grant Morrison compare letteralmente nella storia. L’opera diventa un labirinto speculare, un gioco tra autore, lettore e personaggio.
La Fine del Tempo
L’ultimo arco della serie porta tutti i concetti a convergere in un unico punto: la trascendenza. Il tempo si dissolve, la realtà si disgrega. Morrison non propone una fine tradizionale, ma una sorta di rivelazione mistica collettiva. Il mondo non finisce: muta. E chi è pronto, può vederlo per ciò che è.
Il glossario di The Invisibles è uno strumento per navigare nel caos apparente di una narrazione che è volutamente frammentata, labirintica e psiconautica. Morrison non vuole spiegarci il mondo: vuole che ci mettiamo in cammino per riscriverlo. E, come ogni testo sacro, The Invisibles non si capisce: si vive.