Negli ultimi mesi, immagini inquietanti di conigli e lepri con strane escrescenze nere che spuntano dalla testa hanno fatto il giro dei social, suscitando sgomento e curiosità. Soprannominati “conigli Frankenstein”, questi animali deformati non sono frutto di esperimenti o manipolazioni digitali, ma vittime di un virus noto da quasi un secolo: il Papillomavirus del coniglio dalla coda di cotone (CRPV o Papillomavirus di Shope).
Il virus, scoperto nel 1933 dal virologo Richard Shope, colpisce soprattutto i conigli selvatici nordamericani, in particolare i cottontail, causando la crescita di tumori cheratinizzati che assumono l’aspetto di corna o tentacoli scuri. Queste escrescenze, che si sviluppano attorno a testa, occhi e bocca, non sono contagiose per l’uomo o per altri animali domestici, ma possono mettere a rischio la vita dei conigli stessi se arrivano a impedire loro di nutrirsi o di vedere.
Il contagio avviene soprattutto nei mesi caldi, quando zanzare, zecche e pulci – principali vettori del virus – sono più attivi. Nonostante il fenomeno sia stato osservato da decenni, nelle ultime estati gli avvistamenti si sono moltiplicati, non solo in Colorado, ma anche in Minnesota e Nebraska. Alcuni abitanti hanno raccontato di interi quartieri popolati da conigli infetti, al punto che esemplari sani sono diventati rari.
Oltre all’aspetto grottesco, la malattia porta con sé anche rischi sanitari per i conigli domestici: in loro il virus può degenerare in carcinomi a cellule squamose, tumori maligni potenzialmente fatali. Per questo i veterinari raccomandano di evitare ogni contatto tra conigli di casa e selvatici. Non esiste una cura definitiva: in certi casi i tumori regrediscono spontaneamente, in altri è necessario rimuoverli chirurgicamente, ma la malattia può sempre ripresentarsi.
Il fenomeno ha anche un curioso risvolto culturale. Secondo molti studiosi, proprio la vista di questi conigli deformi avrebbe alimentato la leggenda del Jackalope, la mitica lepre cornuta che popola il folklore del West americano. Non a caso, negli anni ’30 due fratelli tassidermisti del Wyoming resero popolare il mito montando corna di antilope su esemplari imbalsamati di lepre.
Dal punto di vista scientifico, il CRPV ha un valore prezioso: le sue somiglianze con l’HPV umano permettono ai ricercatori di studiare meglio i meccanismi che portano alla formazione di tumori nella nostra specie.
Gli esperti sono unanimi: nonostante l’aspetto spaventoso, i “conigli Frankenstein” non rappresentano un pericolo per le persone né per altri animali domestici. Tuttavia, chi li avvista è invitato a non avvicinarsi né cercare di catturarli: manipolare un animale selvatico malato significherebbe solo aumentare la sua sofferenza.