C’è un ragazzo che grida al mondo, ma non per ottenere fama, bensì per essere ascoltato. Si chiama Ren Erin Gill, ma oggi lo conosciamo solo come Ren. Nato nel 1990 in Galles, cresciuto tra l’aria salmastra di Anglesey e l’asfalto battuto delle strade di Brighton, è la voce stonata e autentica in un panorama musicale spesso omologato. La sua è una musica che non si accontenta di essere ascoltata: pretende di essere vissuta.
Ren è un artista indipendente nel senso più radicale del termine. Dopo una giovinezza trascorsa inseguendo il sogno musicale tra pub, marciapiedi e palchi minori, riesce a firmare con una major. Ma come spesso accade nei racconti più veri, il destino non gioca a suo favore. A causa della malattia di Lyme, un nemico invisibile e debilitante, Ren si ritira dalle scene, affrontando un’odissea clinica che durerà anni. Nonostante cure sperimentali, ricoveri e crisi depressive, trasforma ogni caduta in combustibile per la sua arte.
Il suo ritorno è tutto fuorché banale: “Hi Ren”, un brano-performance di quasi dieci minuti pubblicato su YouTube, diventa virale e scuote il pubblico per la sua intensità emotiva e teatralità. Girato in una stanza spoglia, in piano sequenza, con Ren da solo, chitarra sulle ginocchia e demoni sulla lingua, il pezzo è un monologo interiore tra la sua parte razionale e la voce del male che lo perseguita. Non è solo una canzone, è una confessione cruda. Un pugno nello stomaco al mercato musicale.
Il suo album Sick Boi, uscito nel 2023, è un’opera dolorosa e liricamente complessa. Lungi dall’essere solo un disco, è un grido terapeutico. Ren ci guida attraverso la paranoia, l’infiammazione, l’isolamento, e lo fa con una fusione esplosiva di hip hop, folk, punk e spoken word. Ogni traccia è costruita con la precisione chirurgica di un disilluso che sa esattamente dove colpire. Le sue rime sono coltelli, le sue melodie unguenti.
Ma Ren non è solo. Sebbene profondamente autonomo, ha dato vita a una rete di collaborazioni intense, selettive, costruite sull’autenticità. Una delle più toccanti è quella con Chinchilla, una cantante britannica con cui ha realizzato il brano Murderer. In questo pezzo, l’armonia tra le due voci si fonde in un duetto narrativo, oscuro e sensuale, che parla di dipendenza, controllo e redenzione. La canzone è una ballata tragica che riecheggia atmosfere da musical post-apocalittico.
Ren ha anche collaborato con il produttore beatmaker Sam Tompkins, con cui condivide una visione musicale malinconica e viscerale. Insieme, hanno dato forma a brani dove il cantautorato incontra l’elettronica minimale, con un equilibrio sempre precario tra l’umanità della voce e la freddezza delle basi digitali.
Un altro incontro importante è quello con Eden, artista irlandese dalla sensibilità affine. Entrambi lavorano su un’estetica intimista e disturbata, e le loro interazioni creative, anche informali, si muovono su un piano parallelo, come se parlassero lo stesso linguaggio fatto di silenzi e confessioni notturne.
Ren non collabora per convenienza o per far numero. Ogni featuring, ogni duetto, è una scelta etica. Collabora solo con chi sa cosa vuol dire soffrire e trasformare quella sofferenza in arte. È questa la sua cifra: una sincerità incrollabile che lo rende inattaccabile e allo stesso tempo fragile come un vetro rotto che riflette troppa verità.
In un mondo che premia la plastica, Ren è vetro, sangue e midollo. Non scrive per intrattenere, ma per restare vivo. La sua è una poetica della sopravvivenza, una ribellione sussurrata ma implacabile. Ed è forse questo che lo rende così importante per chi cerca nella musica non una fuga, ma un’ancora. Non un sogno, ma una testimonianza.
E per chi ha orecchie, Ren non è solo un nome. È una dichiarazione di esistenza.
Singoli e Collaborazioni
2016:
- Jessica (feat. Orlean): primo singolo ufficiale, segnando l’inizio della sua carriera solista.
2018:
- Blind Eyed (con Sam Tompkins): collaborazione che fonde elementi acustici e vocali intensi
2019:
- Humble (con Eden Nash): esplorazione di temi introspettivi attraverso una melodia coinvolgente.
- Money Game: critica sociale sul valore del denaro e le sue implicazioni.
- How to Be Me (con Chinchilla): riflessione sulla ricerca dell’identità personale.
2020:
- Money Game, Pt. 2: continuazione del tema precedente, con un tono più deciso.
2021:
- Chalk Outlines (con Chinchilla): ballata emotiva che affronta la vulnerabilità.
2022:
- Power: brano energico che celebra la resilienza.
- Violet’s Tale: narrazione intensa su esperienze personali.
- The Hunger, Genesis, What You Want: esplorazioni musicali che mostrano la versatilità di Ren.
- Hi Ren: performance virale che ha consolidato la sua fama internazionale.
2023:
- Sick Boi: titolo dell’album e singolo che affronta le sfide della salute mentale.
- Illest of Our Time, Animal Flow, Suicide, Murderer, Love Music, Pt. 4, Down on the Beat (feat. Viktus), Masochist, Lost All Faith, Money Game, Pt. 3: una serie di brani che esplorano temi complessi con profondità e autenticità.
2024:
- Mackay, Pain Salesman (Prof ft. Ren), Baggage (Chris Webby ft. Ren), Fentanyl (Knox Hill ft. Ren), Troubles, KUJO BEAT DOWN, Money Ties, Slaughter House (feat. Kit): collaborazioni e singoli che continuano a espandere il suo repertorio e la sua influenza musicale.
Performance dal Vivo
2017–2022:
- Membro di The Big Push, band di buskers a Brighton, con la quale ha effettuato tour nel Regno Unito.
- Ha anche eseguito performance da solista e collaborato con artisti locali come Sam Tompkins, Ruby J. e Liv Sangster.
2023:
- Ultima esibizione dal vivo prima di un periodo di pausa dovuto a problemi di salute.
2024:
- Ritorno sul palco con lo spettacolo “Asylum” al Secret Garden Party, una performance teatrale che ha incluso collaborazioni con Chinchilla, Eden Nash e Romain Axisa.
- Partecipazione ai Sky Arts Awards, condividendo il palco con artisti come The Darkness e Slash.
The Big Push
The Big Push è una band di buskers — ovvero musicisti di strada — originaria di Brighton, Inghilterra, diventata virale nel corso degli anni 2010 grazie a una combinazione letale: talento tecnico, energia trascinante e un’attitudine ribelle, autentica, mai artefatta. Tra le sue fila ha militato anche Ren Erin Gill, ovvero Ren, prima del suo ritorno alla carriera solista.
Origini e stile
The Big Push nasce come progetto libero e collaborativo tra giovani musicisti appassionati di suonare in strada. Il gruppo ha guadagnato rapidamente popolarità esibendosi nei vicoli di Brighton, registrando video in presa diretta e postandoli su YouTube, dove alcune performance hanno raggiunto milioni di visualizzazioni. La loro forza era proprio lì: nella capacità di far vibrare l’aria con l’urgenza dell’autenticità, di suonare con la fame e la gioia di chi non ha nulla da perdere.
Musicalmente, la band mescolava rock classico, reggae, funky e alternative, il tutto con un impianto ritmico serrato e chitarre sature di groove. Le cover erano parte del repertorio, ma ogni brano portava una reinterpretazione intensa, teatrale, a tratti psichedelica. Il sound richiamava i Clash, i Red Hot Chili Peppers, i Police, ma con un’anima più urbana e moderna, filtrata attraverso il vissuto personale dei membri.
I membri
Il nucleo della band includeva:
- Ren Gill – voce, chitarra, a volte beatbox
- Romain Axisa – basso, voce
- Garo Nahoulakian – chitarra, voce
- Glenn Chambers – batteria
Ren era sicuramente uno dei motori creativi più forti del gruppo. Si distingueva per la sua presenza scenica magnetica e per la sua vocalità inconfondibile: una voce capace di passare con naturalezza dal sussurro graffiato al grido disperato.
Carriera e impatto
Tra il 2018 e il 2020, The Big Push si è fatta conoscere con una serie di performance registrate all’aperto: celebri le loro versioni di Come Together dei Beatles, Get Lucky dei Daft Punk, e Gangsta’s Paradise di Coolio, oltre a brani originali come Bloodstained Heart e Can’t You See. La loro estetica era semplice: strumenti in mano, un marciapiede e la città come scenografia.
Nonostante l’incredibile risonanza mediatica, il gruppo non ha cercato subito la via del mercato discografico tradizionale. Per loro la performance era tutto. Tuttavia, con l’aggravarsi della malattia di Lyme di Ren, il gruppo ha rallentato l’attività e lui si è ritirato progressivamente per seguire le sue terapie e poi tornare con il devastante Hi Ren.
L’eredità
The Big Push resta un simbolo di come la musica possa ancora nascere e vivere fuori dai circuiti istituzionali. La loro eredità è duplice: da un lato l’energia collettiva di un gruppo che ha creduto nel potere della strada, dall’altro l’impronta personale e artistica che Ren ha portato con sé nella sua carriera solista.
Le performance del gruppo sono tuttora visibili su YouTube, e continuano a raccogliere consensi e commenti da tutto il mondo. Chi ha conosciuto Ren da solista spesso scopre solo dopo la sua militanza nei Big Push, restando colpito dalla coerenza espressiva che ha sempre attraversato la sua arte: la voglia di comunicare, costi quel che costi.