Nel mondo dei fumetti indipendenti, Terry Moore è un maestro silenzioso. Con opere come Strangers in Paradise, Echo, Rachel Rising e Motor Girl, ha costruito un universo narrativo coerente, popolato da personaggi complessi e profondamente umani. Ma con Serial, pubblicato tra il 2021 e il 2022, Moore alza l’asticella del perturbante, e lo fa con un’eroina che è una bambina… ma solo in apparenza.

Zoe: una piccola ombra nell’anima del mondo

La protagonista di Serial è Zoe, una bambina dall’aspetto innocente e grazioso, che in realtà ha oltre 60 anni. È immortale, e porta sulle spalle un passato macchiato di sangue e solitudine. Zoe non è una psicopatica nel senso classico: è consapevole del suo potenziale distruttivo, ma lotta contro di esso. Una creatura spaventosa e profondamente empatica al tempo stesso.

Già apparsa nella serie Rachel Rising, Zoe è qui al centro della scena: il suo sguardo infantile sul male – e la sua capacità di annusarlo, capirlo e combatterlo – è il cuore pulsante di questa miniserie in 10 episodi.

Caccia al serial killer

La storia prende il via con l’assassinio brutale di una delle poche amiche di Zoe. L’evento scatena in lei un desiderio implacabile: trovare e fermare il colpevole, un serial killer in piena attività. Ma Zoe non è un detective né un eroe. È un predatore che decide di rivolgere il suo istinto contro chi se lo merita davvero.

Il fumetto diventa così un thriller a caccia inversa, dove il cacciatore è anche il mostro. E il lettore è costantemente portato a chiedersi: sto tifando per Zoe… o dovrei temerla?

Un noir psicologico con il volto da fiaba

La grande forza di Serial è l’ambiguità morale. Zoe osserva il mondo con l’intelligenza di un’adulta e il corpo di una bambina, creando un cortocircuito narrativo e visivo potentissimo. La sua innocenza apparente è un’arma, ma anche una prigione.

Terry Moore gioca con il linguaggio del noir, del giallo psicologico e persino dell’horror etico. Non ci sono superpoteri, ma nemmeno comfort narrativi. Tutto è disturbante, misurato, chirurgico. La violenza non è spettacolarizzata, ma intima e glaciale.

Lo stile di Terry Moore: il bianco e nero dell’anima

Il disegno in bianco e nero è come sempre pulito, realistico, intenso. Le espressioni dei volti sono l’anima della narrazione. Non serve il colore: basta una smorfia, uno sguardo o una lacrima per far esplodere una scena.

Moore è un maestro della narrazione silenziosa: le pagine di Serial sono spesso dominate da un ritmo lento, inquieto, con l’azione che emerge come un lampo in una quiete carica di tensione.

Vendetta, solitudine, identità

  • Vendetta: Zoe non cerca giustizia, ma equilibrio. Uccide per ristabilire una sua personale idea di ordine.
  • Solitudine: essere immortali, in un corpo di bambina, è una condanna. Ogni legame è destinato a spezzarsi.
  • Identità: Serial è anche una riflessione su cosa significhi restare fedeli a sé stessi, quando il proprio sé è un enigma.

Un piccolo capolavoro di inquietudine

Serial è una storia che ti entra sotto pelle, come un sussurro inquietante. Non è un horror urlato, ma una favola nera raccontata con il tono gelido di chi ha visto troppo per avere ancora paura.

Terry Moore riesce a far convivere tenerezza e morte, compassione e ferocia, in un’opera che sfida il lettore a guardare dentro il proprio giudizio morale. Zoe è uno specchio deformante: innocente e assassina, giustiziera e vittima, bambina e spettro.

Un fumetto che non si dimentica, perché – come i migliori noir – non offre risposte. Solo ombre.