John HAMMOND

L’orrore che cammina lento ma inesorabile

Nel panorama dell’horror contemporaneo, It Follows di David Robert Mitchell si distingue come un’opera che riesce a fondere inquietudine e riflessione, riportando in auge un terrore sottile e persistente. Il film, uscito nel 2014, ha catturato l’attenzione per la sua capacità di evocare paure ancestrali attraverso una narrazione semplice ma efficace. Il “mostro” di It Follows è forse uno dei più geniali e disturbanti concetti del cinema horror moderno. Non è una creatura precisa, ma un’entità mutaforma che assume le sembianze di persone, spesso sconosciute, a volte familiari, talvolta disturbanti. La sua caratteristica più terrificante? Cammina. Lentamente. Ma non si ferma mai.

Questo elemento, apparentemente semplice, diventa una metafora potentissima: l’ineluttabilità della morte, il peso delle colpe, la paura dell’ignoto… È come se il regista ti stesse sussurrando: “Non importa quanto scappi, qualcosa ti seguirà sempre.” Un po’ come la vita adulta, no?

Una maledizione che si trasmette

La trama ruota attorno a Jay (interpretata da Maika Monroe), una giovane che, dopo un incontro intimo con il nuovo fidanzato Hugh (Jake Weary), scopre di essere stata colpita da una maledizione. Questa si manifesta attraverso una presenza che assume l’aspetto di persone comuni e la segue incessantemente. La maledizione si trasmette come una sorta di malattia sessualmente trasmissibile, aggiungendo un livello di inquietudine e riflessione sulla sessualità e le sue conseguenze.

Un’ambientazione sospesa nel tempo

Mitchell crea un’atmosfera unica, ambientando la storia in una Detroit desolata e atemporale. La scelta di luoghi semi-abbandonati e la colonna sonora elettronica di Rich Vreeland (alias Disasterpeace) contribuiscono a un senso di disorientamento temporale, rendendo il film ancora più disturbante.

Un omaggio al passato con uno sguardo al futuro

It Follows si ispira ai classici dell’horror, in particolare alle opere di John Carpenter, ma riesce a innovare il genere con una narrazione originale e una regia raffinata. Il film esplora temi profondi come la paura dell’ignoto e le conseguenze delle proprie azioni, senza rinunciare a momenti di puro terrore.

Sottotesti psicologici e sessuali

Sì, It Follows è anche una parabola sulla sessualità. Ma attenzione: non è una morale bigotta da catechismo anni ‘50 (“chi fa sesso muore”). Al contrario, Mitchell sembra interessato alle conseguenze emotive e alla trasmissione di traumi, quasi come se il sesso, in questo contesto, fosse veicolo non solo di piacere, ma anche di paure profonde e invisibili.

La maledizione viene “passata” come una malattia, ma il vero terrore nasce quando ci si rende conto che nessuno può portare quel peso per te a lungo. Anche se la trasmetti, il rischio che torni indietro rimane. È un’ansia generazionale, quasi millennial, in cui la responsabilità è un fardello inevitabile.

Detroit come terra desolata

La scelta di ambientare il film in una Detroit spopolata e post-industriale non è casuale. È lo sfondo perfetto per un racconto di fantasmi moderni. Le case vuote, le piscine abbandonate, le scuole che sembrano ferme nel tempo… tutto contribuisce a creare un’atmosfera da sogno (o meglio, da incubo).

È un’ambientazione che vive fuori dal tempo, con TV a tubo catodico accanto a conchiglie-ereader, automobili vecchie accanto a tecnologie fuori posto. Questo mix rende il tutto ancora più disorientante, come se ci trovassimo in una dimensione parallela dove il tempo si è rotto.

Una colonna sonora che punge

Il lavoro di Disasterpeace è semplicemente magistrale. Le sue sonorità elettroniche, ispirate chiaramente ai sintetizzatori di John Carpenter, danno al film un’anima pulsante, disturbante. Non accompagna semplicemente la tensione: la crea, la costruisce, la stratifica. Quando quei synth iniziano a salire… ti viene voglia di controllare se c’è qualcuno che ti segue davvero.

Regia e stile: lentezza letale

Mitchell gira il film con una calma quasi sacrale. Lunghi piani sequenza, inquadrature statiche, movimenti di macchina circolari… ogni scelta sembra studiata per aumentare l’ansia. Spesso il mostro è già in scena, prima che lo spettatore se ne accorga. È lì, in fondo, che cammina. Non c’è bisogno di jump scare. Il terrore è sottopelle.

Finale aperto e inquietante

Il finale non offre risposte. Jay e Paul sembrano “aver vinto”, ma l’inquadratura conclusiva lascia il dubbio: quella figura sullo sfondo… sta camminando verso di loro? È finita? O è solo l’inizio? Questa ambiguità rende It Follows un film che continua a vivere nella mente dello spettatore. Come la maledizione stessa.

Curiosità nerd per intenditori

  • Il film è stato girato con un budget relativamente basso (circa 2 milioni di dollari) ma ne ha incassati oltre 20. Un successone indie!
  • La conchiglia da cui Jay legge poesie è un oggetto immaginario creato per accentuare l’ambiguità temporale.
  • Il titolo stesso, It Follows, è un colpo di genio: semplice, diretto, inquietante. Non ha un volto. Ma ti segue.

It Follows è il classico film che ti fa controllare lo specchietto retrovisore tornando a casa. È un horror cerebrale, atmosferico, che rispetta la tradizione ma guarda avanti. Non ha bisogno di urla o sangue per inquietare: ti lascia con la sensazione che, anche adesso, qualcosa stia camminando verso di te. Piano piano.

It Follows è un film che riesce a spaventare e far riflettere, unendo tradizione e innovazione. Con una regia attenta e una storia avvincente, rappresenta un punto di riferimento per l’horror moderno.